Negli anni che portano al periodo di “boom” economico nazionale, le masse lavoratrici non possono permettersi il lusso di avere una automobile tutta per loro, per cui queste “linee operaie” rappresentano un ottimo supporto per gli spostamenti tra la residenza e il posto di lavoro, e viceversa.
Con il trascorrere degli anni anche i rapporti di vicinato tra la Jugoslavia e l’Italia, inizialmente non molto buoni, si adeguano. Riprendono così i collegamenti internazionali tra i due Stati, alcuni ricalcanti i vecchi percorsi d’anteguerra. Gorizia vede così la presenza anche di vettori jugoslavi, poi sloveni, come la Avtopromet di Nova Gorica o la SAP di Lubiana, il cui capolinea era situato proprio nella autostazione “Ribi” di via IX agosto.
L’Isontino è interessato al transito delle numerose linee automobilistiche che da Trieste raggiungono mete anche lontane, sia percorrenti la strada statale verso Venezia che quella verso Udine; è così possibile raggiungere nuovamente le varie località di villeggiatura, come già accadeva in parte nel periodo prima della guerra.
Al progressivo aumento dei costi di gestione, si somma anche l’espansione della motorizzazione individuale, sia a due che a quattro ruote; questo fenomeno se da una parte indica un indiscusso miglioramento del tenore di vita dei cittadini, dall’altra fa scendere inesorabilmente il numero degli utenti dei trasporti pubblici.
Accade così che a Gorizia, come nel resto del Paese, l’esercizio delle autolinee diventa sempre meno redditizio, non essendoci ancora le compensazioni economiche di provenienza pubblica.